17 agosto 2919
Questa parola, apparsa magicamente in
una preghiera, ha riempito il mio adesso di domande:
che significa essere arroganti? Generalmente chi viene travolto da questa
energia crede di essere nel giusto e di fare cose importanti nel sociale, per
quelli intorno a lui.
L’arroganza è potenza ma non di unione, perché arriva a pioggia inaspettata e genera una
reazione altrettanto potente, un disagio palpabile che risveglia allarme e ci
fa alzare il ponte levatoio. L’arroganza è contagiosa, un fuoco fuori controllo, che può estendersi, o covare
sotto la cenere.
Dietro una comunicazione arrogante si nasconde, come nelle grandi religioni
monoteiste, una verità data, una risposta prefabbricata, un comando.
L’arrogante, e a volte lo siamo tutti, non sa di esserlo. Gli altri colgono la vulnerabilità aggressiva del
momento, che genera risposte di pensato comune “lo fanno tutti” o di giustifica, o di
riflessione attenta in quelli che non cadono nelle passioni tristi: rabbia, noia,
disprezzo, o vendetta.
Siamo arroganti,
a volte, nell’educare i figli, nel
dirigere un’impresa, con i nostri animali, a volte con noi stessi: scatta un giudizio che divide,
crea solitudine.
Solidarietà è l’opposto di solitudine, fare comunella,
accettare con tenerezza le debolezze dell’altro, significa abbassare il ponte
levatoio del mio prezioso castello. Possono arrivare i nemici, ma anche un esercito di amici e
alleati.
Facilmente un incarico sociale può portarci a confondere il rigore con
l’arroganza, inquinando i nostri atteggiamenti e, a volte, il giudizio e le
scelte. Il saggio, se
può, evita incarichi di comando, la sua responsabilità è nell’unire il gregge, metterlo in sicurezza per
risvegliare le potenzialità collettive di fratellanza. Il saggio porta il
gregge ai verdi pascoli e alle chiare sorgenti.
Il saggio è la scintilla dentro di noi, sempre in pericolo. Quando arriva la tempesta non
è l’arroganza il nostro rifugio, ma la forza dell’unione consapevole che
protegge i piccoli, gli anziani, i deboli.
Il rigore è la spada che ci difende dalle passioni
tristi, dal disincanto,
dalla malinconica solitudine e dal comprendere quando l’arroganza ci possiede.
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