12 Ottobre 2019
Sin dai primordi l’umano ha cercato di vedersi nell’acqua, nei metalli. L’immagine dell’essere che tutto può
vedere ma non se stesso, ha sempre risvegliato in noi miti e leggende.
Il bisogno profondo di riconoscersi nell’altro umano e di sentirsi parte di tutto quello che ci circonda, si manifesta oggi in quello che il Sapiens ha costruito e distrutto.
Il rispecchiamento è colorato di desiderio, passione, illusione.
Diamo particolari
umani ai nostri oggetti, le automobili hanno occhi-naso-bocca, e rottamarle è
sempre un dispiacere.
L’identificazione più potente della nostra specie è quella verso i figli, nostre creazioni dove
lo specchio diventa totale. Questo ci porta a vivere rapporti di amicizia, gelosia, preoccupazione. I
genitori sanno che
come si muovono
facilmente sbagliano, come l’elefante nel
negozio dei cristalli.
La velocità di quest’ultimo secolo, che ha portato grandi
trasformazioni tecnologiche
e sociali, sta
frantumando antichi
valori come patria, famiglia, religione. Il senso di appartenenza
tende a evaporare come il ruolo
paterno, materno ed educativo
sociale. I nostri
ragazzi, soprattutto le ultime generazioni, hanno caratteristiche nuove, cambiamenti specie
specifici, sia cognitivi, che
fisiologici, che emozionali.
“L’aggiornamento” degli adulti avviene a salti, secondo i continenti e le realtà geo-politiche. Nella nostra società i bisogni materiali, lo stravolgimento del tempo di
lavoro e la manipolazione dell’informazione, stanno aumentando la distanza tra adulti e giovani. La paura così bene
orchestrata del nucleare, del potere dell’intelligenza artificiale, e del cambiamento climatico,
crea una rete di confusione
e bisogni che ci contagia e trasmettiamo alle nuove generazioni, senza riuscire a proporre soluzioni adatte.
Se non cerco di capire chi sono, dove sono, cosa sta accadendo intorno a
me trasmetto, ai più giovani, confusione, soluzioni immediate per tentativi ed errori, e
non una visione di speranza e desiderio verso molti futuri possibili. Io non sono nei miei
figli, nei miei allievi né un algoritmo giudicante inzuppato di vecchi
pregiudizi ed esperienze irrilevanti.
La buona notizia è che abbiamo veri tesori da passare alle nuove generazioni, come
l’empatia, il coraggio, il desiderio, l’amore in tutte le sue manifestazioni:
verso la natura, le creature, gli dei e molto altro. Il bambino capisce la circolarità del tempo,
perché vive nell’eterno presente come molti mammiferi superiori.
L’inganno di vivere sempre nel passato e nel futuro ci rende ciechi e
disarmati verso la nuova specie che sta emergendo.
Il coraggio di vivere l’adesso con ottimismo e gratitudine è
l’ingrediente segreto di Kung-Fu Panda: lo possediamo tutti ma non ce lo ricordiamo.
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