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L' emergere della coscienza

16-4-2020

Il naufrago muore di paura prima che di fame e sete.

La paura è una delle difese principali delle specie viventi. Lo stato di allerta può rimanere attivo anche nella vita comune, posso lavorare, mangiare, accoppiarmi rimanendo attendo all'ambiente.

Dal dopoguerra lo stato di allerta nella nostra cultura si è abbassato lasciando il posto a distrazioni e ad una pioggia di  notizie saggiamente distribuite per condizionarci, farci consumare prodotti, ingozzarci di cibo spazzatura e di farmaci inutili. 

L'evento della pandemia che ci obbliga a rimanere reclusi, monitorati in modo ossessivo da bollettini sulla diffusione globale di morti e contagiati ha ridestato lo stato di allerta profondo dato dal pericolo di morte e dal non potere conoscere l'entità del male, come poterlo sconfiggere senza poter immaginare una nuova alba sociale ed economica mondiale.

Nello stato di emergenza dilaga il sospetto condito da panico e pessimismo. Il mammifero imprigionato si infuria, si deprime ed inizia ad elaborare piani di fuga. 

Quello che ha salvato la nostra specie, cresciuta in modo esponenziale mentre gli scimpanzé sono finiti in laboratorio, è stata la capacità di vivere in gruppi anche molto numerosi uniti da ideologie comuni anche a grandi distanze.
Le religioni monoteiste radunano milioni di fedeli disposti ad uccidere o a soccombere per il medesimo ideale. 
Un collante potente è il denaro con l'affermazione personale ed il successo.

Il cieco rimpianto di tutto ciò che ha portato alla distruzione di popoli, specie animali e del pianeta ancora striscia insidioso fuori dalle case blindate.

Gli antichi valori di fratellanza, libertà e amore per la natura fanno capolino tra la paura della nostra incolumità e la bellezza di un risveglio globale del pianeta senza i veleni del nostro progresso e il fracasso delle macchine.

I miliardi di umani che correvano impazziti devastando tutto sono costretti a pensare, ad ascoltare le proprie emozioni, a capire che la Fine arriva per ognuno di noi. 
La Coscienza germoglia insieme al cielo tornato azzurro, ai delfini che giocano nei porti, agli animali che girano incuriositi nelle città deserte.

Oggi ascolto la voce di un Io disorientato, la solitudine del parlare attraverso i social, il desiderio di uscire e poter abbracciare qualcuno che non sia il mio gatto, accompagna la colazione mattutina.
Le prime settimane sono trascorse organizzando nuove regole e una nuova scansione del tempo. Il piacere di potermi dedicare a letture, film, attività preferite mi ha aiutato a superare il baratro di essere teletrasportata in un film horror.

Fuori impazza la primavera, profumi, colori, nuovi uccellini, ma la gioia della vacanza improvvisata è svanita; anche scrivere l'amato diario diventa pesante. 
Non essendo incline all'illusione ottimistica: tanto tra poco riapriranno i negozi con pizze e aperitivi con gli amici, cerco di ascoltare quel rumore di sottofondo che si forma quando la Coscienza vuole emergere e bisogna sintonizzare la radio. 

Non sempre le notizie che arrivano sono consolatorie e rassicuranti, a volte piovono avvertimenti,  richiami su valori scomodi e assopiti.
Niente di apparentemente utile ma solo stati dell'essere che si traducono in silenzi carichi di presagi.

La buona notizia è che la Coscienza è fatta della sostanza dei sogni, poterla frequentare significa entrare nel sogno ad occhi aperti creativo, epico, universale. 
L'inconscio collettivo o mente di razza, quando superi i suoi confini senza paura ti porta in paesaggi interessanti e in scuole di vari livelli. In quei luoghi le divinità passeggiano insieme ad animali scomparsi e  ai nostri antenati della mitica Atlantide e di tutte le civiltà che hanno superato guerre e pandemie. 

Queste passeggiate allargano i nostri sensi, la dimensione dell'eterna circolarità del tempo ci avvolge con nuove suggestioni. 

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