9 Novembre 2019
L’esperienza della gratitudine è una piccola illuminazione. Siamo nei
luoghi dell’Essere non sempre accessibili, bagliori inaspettati di Coscienza. Improvvisamente ci sentiamo
bene ma non ne capiamo la provenienza.
La riconoscenza per cose ricevute assomiglia, ma non fa parte delle terre
magiche dove l’anima si manifesta nel suo non-luogo e non-tempo.
La gratitudine è un colore dell’amore, dell’amicizia, del sentirsi parte vivente di un grande
disegno. Sono grato a tutto quello che mi fa sentire bene, anche senza possedere nulla se non il sole che mi
riscalda e l’insieme delle Coscienze che mi riflettono.
La gratitudine, quando esplode dentro di noi, usa un linguaggio universale, alchemico, non
decifrabile se la prigione delle forme, con le sue passioni tristi, ci attanaglia. Il gigante ceco si dibatte nei bisogni primari della
sua specie, combatte, fugge, ripercorrendo sempre il suo labirinto. In alto, le stelle, rifanno il
disegno per potere ricordare la strada di casa.
La buona notizia è che, intorno a noi, esistono molte Guide
che ci indirizzano
verso i mondi dove la Coscienza si manifesta. Il silenzio programmato, l’uso del respiro meditativo, possono fermare il chiasso,
il rumore inarrestabile della mente e farci percepire la voce degli alberi, con le loro memorie archetipiche, degli animali, dell’aria e dell’acqua, con la loro visione di razza, il battito della
terra con la sua saggezza programmata.
La gratitudine è la preghiera senza richiesta, canto del risveglio e del
sogno.
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