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La Tribu

18 luglio 2020

 In questo momento storico la chiusura della bocca attraverso la mascherina, oltre che appannare gli occhiali, fa entrare in un altro mondo dove il linguaggio parlato non è necessario: ritorniamo telepati.

 Gli occhi, fari sul mondo, scannerizzano le forme intorno colorando di memorie e significati il quotidiano.

 La realtà esterna, o la sua apparenza, entrano su due diversi circuiti: il circuito "basic" e quello della tribù.

 Il basic è fatto di abitudini, rituali di gruppo, norme storiche, sociali, economiche e di gender. La mia dieta, il mio lavoro, i miei amici, la mia famiglia con ascendenti e discendenti. 

 La tribù è il quartiere dell'anima, il lavoro notturno, la mia missione, il mio desiderio...

 Nella tribù ci sono gli amici di percorso, dove i destini sono collegati da antichi fili in spazi operativi a volte non coscienti. Quando scende la notte, i tamburi chiamano le tribù con missioni comuni.

 Nella mia tribù vivono intelligenze differenti fuori dallo spazio-tempo, animali nelle menti di razza, vegetali, spiriti di natura, sfere luminose dove agisce l'energia del cuore, la compassione, la fratellanza.

 Quando il sole sorge, ognuno rientra nella sua forma: lavoratore anonimo, vecchietta acciaccata, adolescente ribelle, drago disegnato, foresta silenziosa con gli amici spiriti di natura, il pesce d'allevamento, l'animale di laboratorio, l'elefante nel circo.

 Nei momenti migliori possiamo rimanere ancora un pochino nel lavoro notturno con la tribù, quando ci attardiamo nel letto o meditiamo o preghiamo in tutte le migliaia di forme umane.

 La malattia, se guidata, può diventare allenamento al continuum sonno-veglia.  La stanza del malato diventa tribù, dove gli amici sostano e raccontano. 

  La notte resta passaggio aperto anche di giorno.

 Scie luminose di Graal colorano le nuvole.

 

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