22 gennaio 2019
Quando siamo piccoli mettiamo nelle bambole, nei peluches, nei nostri
giochi preferiti il nostro mondo interno con le sue passioni, le paure, i
desideri.
Crescendo lo scontro con il mondo esterno relega il nostro interno in un altro spazio tempo fatto di
luci ed ombre, di magia e sogno. I due mondi si distanziano sempre di più,
quello esterno ci travolge con le sue necessità, con il bisogno di efficienza e
di aderire al momento sociale e storico.
I modelli educativi sono tracce potenti di identificazione: lavoro, matrimonio, tempo
libero. Alcuni spiriti liberi più coraggiosi rimangono saldamente nel loro
mondo interno difendendolo e cercando di vivere il mondo esterno con ponti creativi e sentieri geniali.
La maggioranza di noi purtroppo viene conquistata e travolta dal piano della realtà esterna. Il
corpo fisico, trascurato cede e l’unico rifugio sono paradisi artificiali
mercificati o il
sonno.
Il nostro mondo interno però rimane acceso in qualunque situazione,
perché contiene
programmi di salvezza e soluzioni geniali. Il mondo dei giocattoli sebbene mercificato e
sfruttato contro l’uomo, in una disumanizzazione continua, racchiude il seme
della guarigione strutturato in memorie archetipiche e giochi. Questo ci fa comperare bambole e peluches da adulti o
conservare giocattoli della nostra infanzia.
La gioia di comperare, con la scusa del Natale, doni infantili è
alimentata dal desiderio di quel mondo che è arrivato con noi su questo pianeta
così poco adatto e ci ha permesso di sopravvivere costruendo giocattoli e dandoli ai nostri
bambini.
Dai libri di psicologia nel mio studio, fa capolino Nicoletta la mia
prima bambola restaurata, ponte tra il giorno e la notte, da almeno settant’anni. E’ nella libreria più in
alto come difesa dai
bambini che la vorrebbero, a volte amica, a volte inquietante.
Chiedo ai miei
pazienti se hanno conservato un gioco a loro caro, sennò li incoraggio a
regalarsene uno simile.
L’amore per le piccole cose emigra dolcemente sugli animali, nella poesia
e nella musica e in
quello che insegniamo ai nostri figli. I giocattoli rotti, se amati, vanno
restaurati, sono parti di noi, fragili ponti tra i due mondi.
Le fiabe se trasmesse con amore creano universi sonori, mezzi di trasporto tra i mondi.
Abbiamo guide
che sanno unire le esperienze nelle età della vita, genitori, insegnanti,
terapeuti e maestri spirituali che ben conoscono il giorno e la notte
dell’essere.
Il viaggio nella
realtà è più facile
in gruppo, la solitudine viene assalita da paure, confusione, stanchezza. Abbiamo imparato nei
millenni a rimanere uniti e a trovare conforto nel mondo vegetale e animale: i
bambini parlano con tutte le cose dentro e fuori di loro, imitandoli l’unione
dei mondi è più vicina.
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