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La Voce di Gaia

6 Aprile 2020

Nel clima rarefatto irreale dove gli umani devono rimanere inscatolati e gli animali increduli iniziano a girare per le città deserte, la mente umana cerca significati. Il corpo ha paura che si blocchi il respiro vitale o che non ci sia più cibo e che nulla possa ricostruire le abitudini, il sistema di credenze e il presente, sfuggito da un mese.

Un abisso si sta formando nello spazio- tempo, serpeggia un prima e un dopo. Del prima scompaiono problemi , dispiaceri, traumi. Del dopo ancora nessuna mappa tracciata, solo ipotesi, sospetti, speranze. Eppure qui tra le montagne abbiamo case, cibo, progetti comuni, solide amicizie, boschi e animali. 

La bellezza delle Alpi , del sole primaverile e delle stelle cosi vicine sembrano insufficienti a calmare la tempesta del cuore, i sogni notturni e il nuovo quotidiano inzuppato di ritmi vitali sempre uguali.

La cornice dell'oggi, quando il domani è incerto e esplode, non sono più sufficienti cibo, acqua, compagnia e la normale sopravvivenza. Quando  il sistema di allarme si  accende automaticamente nella nostra specie, la riorganizzazione dell'esistenza ha bisogno di un nuovo tempo e di potersi agganciare ad esperienze simili nella memoria.

Quando entra la paura significa che qualcosa di conosciuto ha bussato alla porta. Decifrare quello che ci spaventa è dare un significato a cosa sta accadendo intorno, che tipo di pericolo, con quale intensità può travolgerci. Oggi tutti i bollettini associano alla parola guerra questo strano nemico che si diffonde inarrestabile su tutto il pianeta. Attualmente l'unica salvezza sembra la fuga, il nascondersi contando in modo ossessivo morti e contagiati. 

Se spostiamo  l'attenzione ipnotizzata   dai media al bosco intorno, la saggezza  degli alberi, con la loro memoria archetipica, ci avvolge in un respiro che supera lo spazio e il tempo. Il pianeta  sta  rinnovando le energie vitali.  Una pausa dove finalmente tutte le voci dei non umani si possono udire comunicare tra loro, animali, vento, acque fanno sentire la loro esistenza potente senza di noi . Compaiono nuovi scenari primordiali  dove a Venezia giocano i delfini e dove sulle  nevi alpine  compaiono  branchi di caprioli che trovano nuova vegetazione e molte specie che  nidificano in luoghi inaspettati per noi umani. 

I nostri bambini rinchiusi comunicano attraverso schermi di intelligenza artificiale, sognando i loro compagni, il parco giochi, le biciclette. Improvvisamente compendiamo cosa significa essere ingabbiati e vivere in una riserva, dove, se fuggi, puoi essere picchiato, imprigionato, sparato.Questa esperienza traumatica per noi umani potrebbe essere un salto quantico per la nostra specie.

Ora navighiamo nella preistoria, accaparrando cibo, medicinali e spiando chi potrebbe essere alleato e chi nemico.

In alcune aree fiorisce un rinascimento illuminato, ci sono ancora umani che sanno dare la vita per la specie e costruire nuove strade di conoscenza. In altre aree sorgono nuove civiltà, rinascono gruppi con tecnologie adatte a un'espansione intelligente con tutte le altre specie. Ci sono zone sul pianeta dove le razze hanno conosciuto le epidemie oltre che le guerre, la carestia e la morte. Lì può rinascere la gioia di vivere e l'allegria  dell'infanzia, così lontana dalla nostra cultura post industriale. 

Oggi per noi, nella sospensione del non tempo, nascono nuove scelte.  Ritrovare la gioia infantile di scoprire l'alleanza con la natura e le sue leggi intorno a noi, ascoltando l'eterno scorrere delle esperienze della nostra specie con le sue memorie e le risorse. Superare una esperienza traumatica diventa evolutivo quando la si comprende. 

Un gruppo umano  per poter evolversi ha bisogno di una guida, come tutore di resilienza e, superato il momento della coesione organizzativa e tracciate le geometrie, può creare alleanze e aiutare altri gruppi a costruire nuovi modelli di civiltà. Sappiamo che menti avanzate hanno soluzioni energetiche e spirituali per la nuova era che si sta spalancando. 

 Qualcosa è sfuggito forse da un mostruoso mercato, ma sappiamo che il fiore del loto, dal fango melmoso e dall'acqua, trova la luce 

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